Mi piace moltissimo ricevere lettere. Le più belle sono quelle ricevute per il mio compleanno. Oggi ne pubblico qualcuna. E' il modo di dire grazie a chi in questi 27 anni ha arricchito la mia vita.
25 Aprile 2003 da P.
"quante persone e quante esperienze, giorno dopo giorno, hanno costruito e arricchito la tua vita, a partire dalla tua famiglia. E quante persone tu hai arricchito con la tua dolcezza e profondità d’animo, col tuo sorriso e la tua sensibilità. Io sono una di queste. E ancora una volta ti ringrazio per avermi donato la tua amicizia…”
25 Aprile 2007
A volte occorrono anni per affezionarsi ad una persona, altre volte non ci affezioniamo nemmeno in una vita!
Tu detieni un record: l’affezionamento più veloce!!
D’altronde come si potrebbe non voler bene ad una persona tenera, sorridente, dalla timidezza adorabile, dalla battuta facile (è ormai strafamoso il suo humour inglese), dalla grande capacità di trasmettere le sue emozioni, così altruista con gli altri così dura con se stessa!
UNA PERSONA BELLA COME POCHE ALTRE….INSOMMA ZIETTA SEI IN VIA D’ESTINZIONE!!
Ti ringrazio di essere entrata nella mia vita
Ti voglio bene.
Peppe
25 Aprile 2008
"…Io così materiale e ottuso da credere che un affetto potesse suggellarsi solo con un abbraccio… io che non avevo ancora conosciuto te!
…è proprio nella distanza, nell’eloquenza del silenzio che la nostra amicizia ha messo le sue radici più profonde…
Di te amo la tua granitica fragilità, il tuo poter piangere per una notte o un giorno intero, il tuo essere così fuori moda e fuori tempo –pacata e cortese come sei-, la tua sensibilità (che ti porta a chiedere “scusa” fino allo stritolamento maronico e “grazie” fino alla sincope), il tuo linguaggio pulito, la tua timidezza che maschera così bene la tua forza d’animo e il tuo coraggio di cui spesso non sei consapevole, il tuo essere così vulnerabile nonostante l’età.. ( !!!!! ndr )
Un anno fa vivevi attraverso le passioni altrui…la volta del tuo cielo non conteneva neanche la decima parte delle stelle che meritano i tuoi occhi azzurrissimi, le tue speranze erano disarmate, le paure e i desideri custoditi solo in te stessa, troppa la paura di consegnarli ad altri….
Non permettere MAI a NESSUNO di mettere in dubbio l’immenso valore di quello che sei…
Continua a vivere la vita con la cieca intensità che ti contraddistingue, perché se anche un giorno ti sembrerà di impazzire, quando le turbolenze saranno scappate via, nessuno sarà più
ricco di te.
…ci sono volte in cui vorrei assomigliarti, assaporare quel gusto agrodolce dell’incertezza che alle persone ferme come me è precluso…
Ti voglio bene zietta!"
25 Aprile 2010
Tesò (non posso che cominciare in questo modo) un altro anno è passato!!!
Gli obiettivi si avvicinano, non manca poi molto a toccarli concretamente con mano e al momento in cui piangeremo insieme per i risultati ottenuti. Intanto tu qualche obiettivo lo hai già messo in saccoccia: un equilibrio più saldo, una maggiore consapevolezza della persona che sei diventata e, pezzo di carta escluso, tu, mia cara zietta, quest'anno sei diventata un medico...perchè nonostante la mancanza di esperienza, hai già pienamente compreso che la malattia non è un evento biochimico che riguarda solo il paziente, che solo il paziente vive ma che la malattia è un evento da vivere col pz e attraverso il paziente: sei già uno dei migliori medici che io conosca.
Buon compleanno tesò, sei un pilastro portante nella mia vita, ti voglio un bene che a parole non può trovare descrizione, ti stimo come pochi. AUGURIIII TESOOOOOO.Peppe
mercoledì 28 aprile 2010
domenica 25 aprile 2010
Grazie a Chi mi ha fatto dono della vita.
Grazie al mio papà e alla mia mamma, per essere sempre stati un punto di riferimento, per non avermi mai fatto mancare il loro appoggio, per essere stati porto sicuro nelle tempeste della vita. E soprattutto grazie, per avermi insegnato cos'è l'amore e cosa vuol dire creare una famiglia.
Grazie ai miei fratelli che hanno sempre avuto un'ammirazione particolare nei miei confronti.
Grazie a tutte le persone che hanno fatto e fanno parte della mia vita. Grazie a chi mi ha fatto piangere e a chi mi ha regalato sorrisi, a chi ha creduto in me e a chi mi ha remato contro.
Un grazie di cuore a tutti.
Per aver reso questi 27 anni indimenticabili.
Grazie al mio papà e alla mia mamma, per essere sempre stati un punto di riferimento, per non avermi mai fatto mancare il loro appoggio, per essere stati porto sicuro nelle tempeste della vita. E soprattutto grazie, per avermi insegnato cos'è l'amore e cosa vuol dire creare una famiglia.
Grazie ai miei fratelli che hanno sempre avuto un'ammirazione particolare nei miei confronti.
Grazie a tutte le persone che hanno fatto e fanno parte della mia vita. Grazie a chi mi ha fatto piangere e a chi mi ha regalato sorrisi, a chi ha creduto in me e a chi mi ha remato contro.
Un grazie di cuore a tutti.
Per aver reso questi 27 anni indimenticabili.
mercoledì 21 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
Cari amici bloggers, vorrei condividere con voi una lettera di Ernesto Olivero, che considero un dono per ognuno di noi.
Una lettera scritta con sofferenza, ma da cui trasuda speranza.
Speranza nella gioia del Risorto.
Speranza nell'amore di Dio.
Cari amici,
Credo sia urgente pregare perché nella Chiesa verità e santità si incontrino, non abbiano paura di unirsi e di entrare in una rinascita. Mi piacerebbe incontrare il Papa e, in una comunione fatta soprattutto di silenzio, vorrei dirgli il mio pensiero, il pensiero di tanti giovani che conosco. Intanto, cari amici, penso a noi, al dono particolare che il Signore ci ha fatto, a come tenerlo vivo. Vorrei che ognuno, nel bene come nel male, vivesse un abbandono fiducioso in Dio, perché la fede si rispecchia sempre e solo nei fatti e solo nei fatti diventiamo speranza. Se nei momenti difficili non veniamo meno alla fiducia nel Signore, verifichiamo la nostra fedeltà; quando invece prevale in noi “l’uomo vecchio”, ogni piccolo problema diventa un macigno.
Tutto quello che il Signore mi ha permesso di fare fino ad ora, l’ho fatto semplicemente da abbandonato, fedele a Lui in ogni momento, spesso anche con le lacrime agli occhi. La preghiera mi ha sempre dato respiro e forza: lentamente è cresciuta, è aumentato il tempo che le dedico e il modo di pregare. Mi sono sentito Suo e vorrei che anche voi, amici cari, poteste dire “io sono di Dio”.
Vorrei che questa lettera diventasse un nuovo patto, un patto di rinascita. In questi giorni un ragazzo ci ha detto: “Ho sempre pensato che la felicità fosse retorica, poi l’ho vista stampata negli occhi di tanti di voi”. Non dimentichiamo la grande responsabilità che abbiamo verso chi ci avvicina! Più passano gli anni e più mi rendo conto che intorno a noi ci sono tantissimi uomini e donne affamati di Dio. Uomini e donne che non riescono a tirare fuori questa nostalgia, questo desiderio, perché hanno avuto esperienze negative, perché sono scandalizzati, quasi nauseati dall'esempio di tanti credenti.
In questi giorni, ho letto un articolo che mi ha colpito. Parlava di un libro sulle confessioni anonime di un cardinale, convinto che la Chiesa stia camminando ormai verso la sua fine. Quell'articolo mi ha fatto pensare a questa epoca che stiamo vivendo: un tempo che sta portando alla luce un male che nemmeno immaginavamo. Penso agli scandali sulla pedofilia di alcuni esponenti del clero. Penso a quei bambini sacrificati sugli altari delle voglie più infami di uomini e donne. E non mi consola certo pensare che questi episodi avvengono anche in altri ambienti, in altre culture, in altre religioni. Nella Chiesa di Gesù non dovrebbero esserci. Punto. La Chiesa, noi cristiani, dobbiamo essere subito e per sempre vicini alle vittime.
Non siamo ingenui. Sappiamo che la Chiesa è sotto attacco da parte di lobbies che si prefiggono di distruggerla, lobbies che hanno nome e cognome. Inoltre per tante persone, per tanti leader di opinione, i fatti che stanno venendo alla luce sono “rassicuranti” e rafforzano pregiudizi antichi: “Ecco il solito Vaticano, ecco chi fa l'esatto contrario di quello che dice, ecco i soliti cristiani”.
Per me non è così. Gli scandali non mi fanno paura, rafforzano anzi questa speranza che non mi lascia: che ognuno di noi cresca nel desiderio di diventare santo. Desidero con tutto il cuore che la santità sia il nostro fine, la nostra meta, la nostra vita. Ognuno di noi, uno ad uno, è chiamato ad amare perdutamente Gesù, ad essere semplicemente un innamorato di Dio, radicato nel silenzio, nella preghiera, nei fatti. Solo così, potremo far capire a tutti che Dio esiste veramente, che la Chiesa è il suo Regno in terra e nessuno potrà distruggerla. Per fare questo, dobbiamo amare di più la nostra vocazione, dobbiamo difenderla non chiudendoci e arroccandoci, ma riempiendola di preghiera e di carità. Il nostro sì è come una piuma: può volare, raggiungere luoghi immensi, farsi trasportare da un amore più grande, ma deve stare attento a non farsi imprigionare dal fango.
Vorrei con tutto il cuore e con tutta la ragione che quando qualcuno di noi parla, avesse una tale credibilità da convincere chi ascolta. Solo la credibilità convince. Un ebreo ci avvicina? Nel suo diario spirituale dovrebbe annotare: “Ho imparato da un cristiano l’umiltà”. Un musulmano ci avvicina? Dovrebbe poter dire: “Ho capito che è assurdo vedere in un cattolico un infedele, ne ho conosciuto uno, l’ho visto parlare, l’ho visto vivere, crede veramente in Dio. Forse anche gli altri sono così”. Un non credente che non vuole più saperne di Dio ci incontra? Dovrebbe dire: “Ho incontrato un uomo, una donna di Dio. Non escludo nulla. Rimetto in discussione il mio non poter credere”. Un cristiano che incontra un cattolico, un protestante, un ortodosso dovrebbe dire: “Ho voglia di unità!”.
La sintesi della nostra fraternità è avvicinare l’uomo, la donna a Dio, non dimentichiamocelo. Questo dono non ce lo siamo sognati noi, è arrivato da Dio. Mettiamoci nei panni della gente che ha chiuso con la fede, qualsiasi fede, mettiamoci nei panni della gente qualunque. Cerchiamo con tutto noi stessi di capire le difficoltà che vive, gli inganni in cui è caduta. Io non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze, ma se non desidero che tutti incontrino Dio, non posso dire che sono innamorato di Lui. Io sono innamorato di Dio, veramente, con la testa e con il cuore. Mastico in continuazione la sua Parola, la “vedo” veramente e sarei un egoista a pensare che questo dono straordinario non sia per tutti.
Cari amici, ognuno di noi può essere una sfumatura di questo grande amore. C’è chi di noi è più puro, più disponibile, più paziente, ma l’amore unifica tutto. L'ho detto tante volte: oggi il mondo non si fa più domande perché spesso il bene non fa notizia. Televisione e giornali, per esempio, parlano dei preti pedofili, ma dimenticano la stragrande maggioranza dei sacerdoti che stanno dando la vita senza se e senza ma. Non bisogna scoraggiarsi: ognuno di noi può essere notizia di bene. Quando la gente incontra un cristiano, dovrebbe disarmarsi, far nascere la speranza, ricredersi. Dire con semplicità: “È possibile! È possibile essere buoni, disponibili, teneri, forti, impegnarsi per gli altri. I cristiani lo fanno!”. È questa la nuova evangelizzazione che il mondo aspetta. Una nuova evangelizzazione che può partire anche da noi. In questi giorni pasquali sono stato preso da qualche piccolo acciacco. Ho abitato con il dolore e ho sentito come una liberazione scrivere “La più bella notizia della storia”. Vi regalo dunque questa mia preghiera con l'augurio che ognuno faccia esperienza personale della speranza che viene da Gesù Risorto.
Gesù non è morto.
Gesù vive.
Poteva imprigionare
la sua morte nella tragedia
nella lamentazione nella maledizione.
Con la sua resurrezione invece
l’ha cambiata
nella più bella notizia
della storia dell’umanità.
Mi ha regalato il suo volto,
a me,
agli scartati,
ai senza speranza.
Ha dato a me,
proprio a me
la possibilità
di trasformare l’affamato
in un uomo pieno di dignità,
di liberare il prigioniero,
di visitare l’ammalato,
di accogliere il carcerato,
di consolare chi è stanco,
di incontrare lo straniero
perché si senta accolto.
Ho capito che
la mia resurrezione è nell’amore.
Se non amo
sono io l’affamato,
il prigioniero,
l’ammalato.
Se non amo sarò io
lo straniero per tutta la vita.
Gesù non è morto,
Gesù vive
e continua
ad avere
parole di vita
eterna.
Chi Lo segue
non può che amarlo
per tutta la vita,
senza interruzione.
Non può violare,
non può violentare,
non può uccidere,
nessuno!
Non può!
Non può
chi ama Lui
che dalla croce
guarda e chiede:
tu, mi ami?
Chi non Lo ama
ama se stesso,
si consuma,
ma per il proprio io.
È per questo Gesù
il mio sì,
è solo per Lui.
Il mio tempo è
preghiera,
il mio respiro
è preghiera.
Cari amici, credo veramente che il Signore voglia il nostro aiuto per rinnovare la Chiesa, perché sia sempre più suo segno; solo una Chiesa fedele al Vangelo può essere autorevole e indicare a tutti gli uomini la strada della giustizia. Sento un fuoco dentro di me, un fuoco che mi riempie d'amore per la Chiesa e mi fa vedere una nuova strada, un nuovo patto, un nuovo inizio, un nuovo risveglio che potrà portare vita e riportare ogni vita verso Dio.
Cari amici, per la prima volta invio questa lettera, riservata alla fraternità, anche alla clausura e ad alcune persone a me care. Sarei felice di ricevere qualche parola da tutti voi, per trovare insieme una via di rinascita. Vi voglio bene, ti voglio bene, vi benedico sentendomi indegnamente benedetto da ognuno di voi.
Ernesto Olivero
11 aprile 2010
Una lettera scritta con sofferenza, ma da cui trasuda speranza.
Speranza nella gioia del Risorto.
Speranza nell'amore di Dio.
Cari amici,
Credo sia urgente pregare perché nella Chiesa verità e santità si incontrino, non abbiano paura di unirsi e di entrare in una rinascita. Mi piacerebbe incontrare il Papa e, in una comunione fatta soprattutto di silenzio, vorrei dirgli il mio pensiero, il pensiero di tanti giovani che conosco. Intanto, cari amici, penso a noi, al dono particolare che il Signore ci ha fatto, a come tenerlo vivo. Vorrei che ognuno, nel bene come nel male, vivesse un abbandono fiducioso in Dio, perché la fede si rispecchia sempre e solo nei fatti e solo nei fatti diventiamo speranza. Se nei momenti difficili non veniamo meno alla fiducia nel Signore, verifichiamo la nostra fedeltà; quando invece prevale in noi “l’uomo vecchio”, ogni piccolo problema diventa un macigno.
Tutto quello che il Signore mi ha permesso di fare fino ad ora, l’ho fatto semplicemente da abbandonato, fedele a Lui in ogni momento, spesso anche con le lacrime agli occhi. La preghiera mi ha sempre dato respiro e forza: lentamente è cresciuta, è aumentato il tempo che le dedico e il modo di pregare. Mi sono sentito Suo e vorrei che anche voi, amici cari, poteste dire “io sono di Dio”.
Vorrei che questa lettera diventasse un nuovo patto, un patto di rinascita. In questi giorni un ragazzo ci ha detto: “Ho sempre pensato che la felicità fosse retorica, poi l’ho vista stampata negli occhi di tanti di voi”. Non dimentichiamo la grande responsabilità che abbiamo verso chi ci avvicina! Più passano gli anni e più mi rendo conto che intorno a noi ci sono tantissimi uomini e donne affamati di Dio. Uomini e donne che non riescono a tirare fuori questa nostalgia, questo desiderio, perché hanno avuto esperienze negative, perché sono scandalizzati, quasi nauseati dall'esempio di tanti credenti.
In questi giorni, ho letto un articolo che mi ha colpito. Parlava di un libro sulle confessioni anonime di un cardinale, convinto che la Chiesa stia camminando ormai verso la sua fine. Quell'articolo mi ha fatto pensare a questa epoca che stiamo vivendo: un tempo che sta portando alla luce un male che nemmeno immaginavamo. Penso agli scandali sulla pedofilia di alcuni esponenti del clero. Penso a quei bambini sacrificati sugli altari delle voglie più infami di uomini e donne. E non mi consola certo pensare che questi episodi avvengono anche in altri ambienti, in altre culture, in altre religioni. Nella Chiesa di Gesù non dovrebbero esserci. Punto. La Chiesa, noi cristiani, dobbiamo essere subito e per sempre vicini alle vittime.
Non siamo ingenui. Sappiamo che la Chiesa è sotto attacco da parte di lobbies che si prefiggono di distruggerla, lobbies che hanno nome e cognome. Inoltre per tante persone, per tanti leader di opinione, i fatti che stanno venendo alla luce sono “rassicuranti” e rafforzano pregiudizi antichi: “Ecco il solito Vaticano, ecco chi fa l'esatto contrario di quello che dice, ecco i soliti cristiani”.
Per me non è così. Gli scandali non mi fanno paura, rafforzano anzi questa speranza che non mi lascia: che ognuno di noi cresca nel desiderio di diventare santo. Desidero con tutto il cuore che la santità sia il nostro fine, la nostra meta, la nostra vita. Ognuno di noi, uno ad uno, è chiamato ad amare perdutamente Gesù, ad essere semplicemente un innamorato di Dio, radicato nel silenzio, nella preghiera, nei fatti. Solo così, potremo far capire a tutti che Dio esiste veramente, che la Chiesa è il suo Regno in terra e nessuno potrà distruggerla. Per fare questo, dobbiamo amare di più la nostra vocazione, dobbiamo difenderla non chiudendoci e arroccandoci, ma riempiendola di preghiera e di carità. Il nostro sì è come una piuma: può volare, raggiungere luoghi immensi, farsi trasportare da un amore più grande, ma deve stare attento a non farsi imprigionare dal fango.
Vorrei con tutto il cuore e con tutta la ragione che quando qualcuno di noi parla, avesse una tale credibilità da convincere chi ascolta. Solo la credibilità convince. Un ebreo ci avvicina? Nel suo diario spirituale dovrebbe annotare: “Ho imparato da un cristiano l’umiltà”. Un musulmano ci avvicina? Dovrebbe poter dire: “Ho capito che è assurdo vedere in un cattolico un infedele, ne ho conosciuto uno, l’ho visto parlare, l’ho visto vivere, crede veramente in Dio. Forse anche gli altri sono così”. Un non credente che non vuole più saperne di Dio ci incontra? Dovrebbe dire: “Ho incontrato un uomo, una donna di Dio. Non escludo nulla. Rimetto in discussione il mio non poter credere”. Un cristiano che incontra un cattolico, un protestante, un ortodosso dovrebbe dire: “Ho voglia di unità!”.
La sintesi della nostra fraternità è avvicinare l’uomo, la donna a Dio, non dimentichiamocelo. Questo dono non ce lo siamo sognati noi, è arrivato da Dio. Mettiamoci nei panni della gente che ha chiuso con la fede, qualsiasi fede, mettiamoci nei panni della gente qualunque. Cerchiamo con tutto noi stessi di capire le difficoltà che vive, gli inganni in cui è caduta. Io non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze, ma se non desidero che tutti incontrino Dio, non posso dire che sono innamorato di Lui. Io sono innamorato di Dio, veramente, con la testa e con il cuore. Mastico in continuazione la sua Parola, la “vedo” veramente e sarei un egoista a pensare che questo dono straordinario non sia per tutti.
Cari amici, ognuno di noi può essere una sfumatura di questo grande amore. C’è chi di noi è più puro, più disponibile, più paziente, ma l’amore unifica tutto. L'ho detto tante volte: oggi il mondo non si fa più domande perché spesso il bene non fa notizia. Televisione e giornali, per esempio, parlano dei preti pedofili, ma dimenticano la stragrande maggioranza dei sacerdoti che stanno dando la vita senza se e senza ma. Non bisogna scoraggiarsi: ognuno di noi può essere notizia di bene. Quando la gente incontra un cristiano, dovrebbe disarmarsi, far nascere la speranza, ricredersi. Dire con semplicità: “È possibile! È possibile essere buoni, disponibili, teneri, forti, impegnarsi per gli altri. I cristiani lo fanno!”. È questa la nuova evangelizzazione che il mondo aspetta. Una nuova evangelizzazione che può partire anche da noi. In questi giorni pasquali sono stato preso da qualche piccolo acciacco. Ho abitato con il dolore e ho sentito come una liberazione scrivere “La più bella notizia della storia”. Vi regalo dunque questa mia preghiera con l'augurio che ognuno faccia esperienza personale della speranza che viene da Gesù Risorto.
Gesù non è morto.
Gesù vive.
Poteva imprigionare
la sua morte nella tragedia
nella lamentazione nella maledizione.
Con la sua resurrezione invece
l’ha cambiata
nella più bella notizia
della storia dell’umanità.
Mi ha regalato il suo volto,
a me,
agli scartati,
ai senza speranza.
Ha dato a me,
proprio a me
la possibilità
di trasformare l’affamato
in un uomo pieno di dignità,
di liberare il prigioniero,
di visitare l’ammalato,
di accogliere il carcerato,
di consolare chi è stanco,
di incontrare lo straniero
perché si senta accolto.
Ho capito che
la mia resurrezione è nell’amore.
Se non amo
sono io l’affamato,
il prigioniero,
l’ammalato.
Se non amo sarò io
lo straniero per tutta la vita.
Gesù non è morto,
Gesù vive
e continua
ad avere
parole di vita
eterna.
Chi Lo segue
non può che amarlo
per tutta la vita,
senza interruzione.
Non può violare,
non può violentare,
non può uccidere,
nessuno!
Non può!
Non può
chi ama Lui
che dalla croce
guarda e chiede:
tu, mi ami?
Chi non Lo ama
ama se stesso,
si consuma,
ma per il proprio io.
È per questo Gesù
il mio sì,
è solo per Lui.
Il mio tempo è
preghiera,
il mio respiro
è preghiera.
Cari amici, credo veramente che il Signore voglia il nostro aiuto per rinnovare la Chiesa, perché sia sempre più suo segno; solo una Chiesa fedele al Vangelo può essere autorevole e indicare a tutti gli uomini la strada della giustizia. Sento un fuoco dentro di me, un fuoco che mi riempie d'amore per la Chiesa e mi fa vedere una nuova strada, un nuovo patto, un nuovo inizio, un nuovo risveglio che potrà portare vita e riportare ogni vita verso Dio.
Cari amici, per la prima volta invio questa lettera, riservata alla fraternità, anche alla clausura e ad alcune persone a me care. Sarei felice di ricevere qualche parola da tutti voi, per trovare insieme una via di rinascita. Vi voglio bene, ti voglio bene, vi benedico sentendomi indegnamente benedetto da ognuno di voi.
Ernesto Olivero
11 aprile 2010
mercoledì 14 aprile 2010
Mi ritorna in mente all'improvviso.
Come un flash.
Io che, quasi per gioco, ti dico "beato te che sei nella condizione di scegliere".
E il tuo sguardo serio, quasi severo.
Dritto negli occhi.
"Perchè tu no? su di te abbiamo investito le nostre speranze. Su di te ci sono le aspettative delle nostre famiglie."
E resto senza parole.
Quasi turbata.
E' davvero così?
Come un flash.
Io che, quasi per gioco, ti dico "beato te che sei nella condizione di scegliere".
E il tuo sguardo serio, quasi severo.
Dritto negli occhi.
"Perchè tu no? su di te abbiamo investito le nostre speranze. Su di te ci sono le aspettative delle nostre famiglie."
E resto senza parole.
Quasi turbata.
E' davvero così?
martedì 13 aprile 2010
mercoledì 7 aprile 2010
sabato 3 aprile 2010
"La speranza non è un programma, ma uno spirito da vivere, da coltivare momento per momento. Speranza è la certezza che la caduta apre alla resurrezione, che oltre il buio c'è la luce e che la sofferenza prepara alla gioia, come dopo la bufera ritorna il bel tempo"
A tutti voi un augurio di Speranza nella gioia di Cristo Risorto.
A tutti voi un augurio di Speranza nella gioia di Cristo Risorto.
venerdì 2 aprile 2010
Gesù guardami dalla croce.
Il tuo amore è la grazia che vince tutto
e apre i nostri cuori agli altri.
Senza di Te il mondo
sarebbe solo violento e vuoto
senza di Te l'odio degli uomini
non avrebbe ritorno.
Il tuo dolore Gesù
rivela sempre la misericordia del Padre
e perdona i nemici e tutto quello che noi
reputiamo impossibile.
Signore Gesù crediamo nell'amore
ma insegnaci ad amare come Te
e nel Tuo cuore trafitto
aiutaci a trovare il mistero della croce
e a compiere la volontà del Padre.
Ernesto Olivero
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