lunedì 8 marzo 2010

Ai tempi della scuola, nel giorno della festa della donna, la ricerca o il tema era un must.
Perchè era stata istituita, la condizione della donna nell'ottocento e nel primo novecento, il perchè della mimosa...
Poi, già ai tempi del liceo, ricordo alcune mie compagne "inorridire" -in un impeto post femminista- al pensiero dell'8 marzo.

A chi serve una festa per la donna, quando la donna si dovrebbe festeggiare tutti i giorni?
A che serve una festa che "ricalca" la differenza con l'uomo?

Probabilmente, non a me.

Io sono cresciuta in una famiglia che non mi ha mai "discriminata".
Ho scelto dove e cosa studiare.
Scelgo come vestirmi, cosa fare o non fare, chi frequentare.
Prendo le mie decisioni in autonomia, senza che nessuno metta in dubbio la mia intelligenza.
Sono apprezzata per il mio lavoro e le mie attività.

Quindi, per me, che senso ha un augurio e una mimosa oggi?

Poi penso alla mia sorella ghanese, che conosce l'atrocità dell'infibulazione.
Alla mia sorella nigeriana, che è stata così tanto umiliata fisicamente ed affettivamente, che fa fatica a credere che si possa voler bene senza dover per forza dare qualcosa in cambio.
Penso alla mia sorella keniana, che è solo un utero da cui far nascere il maggior numero di figli possibili.
Alla mia sorella afgana o irachena, che è disprezzata nella sua intelligenza e nella sua femminilità.
Alla mia sorella che conosce la fame e la malattia per sè e per i suoi bimbi, senza poter far altro che aspettare la morte.

Penso alle mie sorelle che non hanno un posto accogliente e sereno dove vivere.
Che conoscono il dolore della violenza sessuale e fisica.
Che non hanno gli stessi diritti e riconoscimenti lavorativi dei colleghi uomini.
Che devono mettere da parte il desiderio di maternità per non perdere il lavoro.
Che sono prigioniere tra le mura domestiche.
Che sono umiliate, disprezzate solo per il fatto di essere donne, e a cui viene negata la dignità di essere donna.


Per me e il mio ristrettissimo mondo questa festa potrebbe anche essere inutile.
Ma non lo è perchè serve ad aprire gli occhi, a guardarsi intorno...


Anche io vorrei che non ci fosse più la festa della donna.
Perchè vorrebbe dire vivere in un mondo senza discriminazioni sessuali.
Un mondo in cui ogni donna possa studiare e sfruttare la propria intelligenza.
In cui l'uomo e la donna abbiano pari possibilità lavorative.
Un mondo in cui ogni donna possa vestirsi e comportarsi come crede senza essere giudicata nella sua sessualità.
Possa essere pienamente padrona della sua femminilità e della sua sensualità.
Un mondo in cui ogni donna possa essere semplicemente se stessa.

La mia mimosa oggi non è un fiore giallo, ma un pensiero per ogni mia sorella nel mondo.


Lettera alle donne
Giovanni Paolo II

Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani

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