mercoledì 13 gennaio 2010

In questo momento mi piace immaginarti sereno.
Nella serenità e nella pace in cui noi cattolici crediamo.
Non so se la notizia mi abbia fatto più male o mi abbia lasciata più sgomenta.
So che non hai sentito niente.
So che non hai accennato neanche una frenata.
So che non hai avuto il tempo neanche di accorgerti che la tua corsa stava finendo contro un albero.

Forse provo più rabbia che dolore.
Te ne sei andato.
Ma immagino il dolore della tua famiglia e, soprattutto, immagino il dolore di tua madre.
Una madre non dovrebbe sopravvivere ad un figlio.
Una madre non dovrebbe seppellire il figlio di 29 anni.
Il dolore di tua madre mi fa paura.
E mi fa paura pensare a te, che quella notte non hai trovato di meglio da fare che bere.
Mi fa paura pensare alle persone che erano con te, ai tuoi amici che non hanno neanche pensato a fermarti.
Mi fa paura pensare a te che, laureato, con un buon lavoro, una bella famiglia e circondato da tantissimi amici, avevi bisogno di fumare e di bere per andare avanti.
Mi fa paura pensare che potresti essere mio fratello, mio cugino, il mio ragazzo.
Mi fa paura pensare che posso averti vicino ed essere così ottusa, così chiusa, così presa dalle mie cose, da non riuscire a capire il tuo disagio.
E mi fa ancora più paura pensare che forse qualcuno l'aveva capito.
Che qualcuno -e più di qualcuno- ti aveva visto ubriaco quella notte e non ti ha chiesto le chiavi della macchina.
Mi fa ancora più paura pensare che viviamo in un mondo in cui sì-siamo-amici-ma-di-fatto-mi- faccio-i-fatti-miei.
Perchè nessuno ti prende a schiaffi per evitare che tu faccia una cretinata.

Ti rivedo allo stadio con me e nel cuore si accende solo una speranza.
Che non sia stato tutto vano.
Per me, per i tuoi amici.
Che chi sarà attorno alla tua bara, possa pensare che non è poi così remota la possibilità di non avere i riflessi per affrontare bene una curva.
Possa pensare al dolore terribile di una madre che sceglie dall'armadio i vestiti per l'ultimo viaggio del figlio.

Spero che serva a farci capire che non può, non deve esserci un altro "te".

7 commenti:

Xina ha detto...

E' uno di quei post che non si vorrebbero, anzi, non si dovrebbero mai leggere...

Un abbraccio

Gin ha detto...

Si Xina...è uno di quei post che si scrivono sperando che leggere, pensarci serva a qualcosa...peccato che tutti tendiamo a pensare che le cose brutte capitino solo agli altri...

Irys ha detto...

Mi spiace tantissimissimo... senza parole...

franci ha detto...

Ciao Gin....il tuo post...mi ha fatto fermare il cervello, gelare il sangue, venire le lacrime agli occhi....bene o male ho vissuto tutto ciò....non proprio uguale...visto che mio fratello quell'11/8/05 (37 anni) non aveva bevuto o fumato e avrebbe voluto vivere....il destino però ha deciso che il suo tempo su questa terra doveva terminare! E ciò che rimane è strazio, dolore, incredulità.....

Gin ha detto...

Franci, ti abbraccio forte...
immagino che tutte le parole siano superflue, che il dolore sia vivo e si rinnovi di giorno in giorno...
credo che alla fine resti solo la speranza di "immaginarlo sereno, in quella pace e serenità in cui noi cattolici crediamo"...
Grazie del tuo commento.
Ti abbraccio forte.

Barbara ha detto...

Anch'io come Franci leggo e piango e ricordo... poco perchè ero molto giovane.. ricordo la telefonata dei carabinieri e i miei genitori che partono improvvisamente di notte per raggiungere mio fratello che dicevano "era grave"..
Invece qualcuno aveva deciso che quel giorno lui doveva morire, in una giornata allegra e spensierata come tutte le altre sue gionate da ragazzo di 26 anni..
E mi manca tanto, mi manca sempre di più!!

Gin ha detto...

Ba...sono senza parole! non avrei mai immaginato...ti abbraccio forte